domenica 31 luglio 2011

Quattro passi... con Ben - Quarantottesima puntata

Simone, il montecatinese, era un gran personaggio. Aveva un carattere forte, che gli permetteva di imporsi e di mettersi in mostra. A volte esagerava e rimaneva un po’ antipatico. Di lui ho vari ricordi, ma uno in particolare voglio citare in questa sede.
Durante le vacanze di Natale, l’anno della quinta, Luca aveva organizzato una partita di calcio da giocare in un posto chiamato Ferrone. Io e Simone, quella mattina, arrivammo puntuali a casa di Luca, poi insieme raggiungemmo il campo di calcio.
Era una giornata bruttissima, pioveva a più non posso, tant’è vero che pensammo anche di rimandare la partita. Ma la voglia di giocare era talmente tanta che decidemmo di disputarla ugualmente.
Luca negli spogliatoi rassicurò i suoi amici, sentenziando con la sua caratteristica balbuzie:
“R-ragazzi, una squadra forte come oggi non l’abbiamo mai avuta.”
Perdemmo 6 a 1.
Il terreno era praticamente una risaia, Simone in campo fu un gladiatore, segnò il nostro goal e si dette un gran daffare. Luca non giocò male, ma con quel fondo…
Per quanto mi riguarda, la mia caratteristica era quella di essere un rapinatore di area di rigore, sfruttando la mia rapidità, il baricentro basso, come direbbero gli intenditori. In quel campo invece, ad ogni scatto che provavo a fare, scivolavo, benché avessi i tacchetti d’alluminio per campi pesanti. Per farla breve, non toccai palla. Simone giocò praticamente da solo, fu uno dei pochi a cavarsela perché, allenandosi regolarmente con la squadra in cui militava, era più in condizione e sapeva come affrontare quel terreno.
Negli spogliatoi, a fine partita, fissammo la rivincita con l'altra squadra, ma non ci fu un’altra occasione.

martedì 26 luglio 2011

Sondaggi estivi

Solo per giocare un po'!
A destra ho lanciato un sondaggio.
Scommetto che entro la data di chiusura non si raggiungeraano i 10 voti.
Mi raccomando, votate una sola volta!


lunedì 25 luglio 2011

Quattro passi... con Ben - Quarantasettesima puntata

Con Elena abbiamo studiato insieme, siamo usciti insieme con lo stesso gruppo per un periodo, anche dopo la fine della scuola.
Lei era sempre allegra, rideva sempre, e quando era seria era motivo di preoccupazione poiché non eravamo abituati a vederla in quel modo. Era tutta pepe, un metro e cinquanta, circa, di vitalità.
Con lei e Stefania, andammo un giorno a Viareggio, in estate.
Era ancora il periodo in cui ognuno di noi era “scapolo”. Arrivammo la mattina presto e ci passammo tutta la giornata, fino al tardo pomeriggio, quando rincasammo.
La trovai estremamente alla mano, semplice, quasi ingenua. Mi divertii molto quel giorno, ma trovammo anche momenti di complicità e confidenza.
A Stefania è legata la mia vita attuale, nel senso che durante una festa fatta a casa sua conobbi Cinzia, che alcuni anni dopo diventò mia moglie.
Ma a parte questo, ricordo anche altri momenti, come per esempio un ultimo dell’anno trascorso insieme a lei. Una serata strana, in un certo senso.
Dovevamo partecipare ad una festa organizzata dai ciellini, in centro a Firenze. Ma non in un locale, bensì in un salone di una scuola, se ben ricordo. C’era la band, c’era da mangiare, c’era da ballare, e… c’era da andare via a mezzanotte. Già, a mezzanotte tutto doveva finire. Ma come? L’ultimo dell’anno doveva proprio finire a mezzanotte? Sul più bello? Ebbene sì!
Bevemmo lo spumante, brindisi di rito, e poi partimmo per il centro di Firenze, con una sua amica di nome Rosa, conosciuta quella sera e mai più vista, alla ricerca di divertimento.
Ci fermammo in un locale tranquillo, vicino a Piazza del Duomo, e lì rimanemmo ad un tavolo, bevendo qualcosa, rigorosamente non alcolico, e conversando amichevolmente per un po’. Poi verso una certa ora, non troppo tarda, dovevamo rientrare.
Così, con la mia Fiat 126 Black, mitica auto di quegli anni, riaccompagnai a casa le due signorine, prima Rosa e poi Stefania.
Con lei siamo usciti altre volte.
Una domenica andammo vicino a Fiesole a trovare un amico suo, in una villa enorme e bellissima.
“Stanno bene i tuoi amici” le dissi. “ Va a finire che tu mi diventi una miliardaria!”
Cantammo per tutto il pomeriggio. Tornai a casa senza voce.
In un altro freddo ed umido pomeriggio domenicale, a San Salvi, in Firenze, all’interno del cortile della Chiesa, con le solite persone, giocammo a palla avvelenata. Partimmo in circa una cinquantina, e alla fini rimasi solo, vincendo il gioco. Feci una sudata tale che stetti a letto con l’influenza per una settimana.
Un altro ricordo particolare è quello della giornata che passammo alla sua casa in campagna, vicino a Reggello (località Matassino, mi sembra), insieme ad altri compagni di classe. Trascorremmo una giornata cucinando, giocando, prendendo il sole sdraiati sull’erba.
Ci sarebbero anche altri episodi da citare perché siamo rimasti in contatto per molto tempo, dopo la fine della scuola, prima di perdersi di vista.
Ultimamente ci siamo risentiti per scambiarci gli auguri di Natale o di buon compleanno.

sabato 23 luglio 2011

Vivi

E con questa canzone si conclude questa piccola rassegna musicale.
Vivi è il secondo brano cantato quel sabato 18 giugno, in occasione della festa parrocchiale.
Nato da I ragazzi della terza età pensando alla Festa dell'Uva,  ho cercato di renderlo più attinente alla serata variando leggermente la prima versione che avevo scritto. 
Ne è uscito un invito ad amare la vita e chi di questa vita fa parte, in una dimensione in cui questi due amori si fondono, dando origine ad una sola realtà. 

venerdì 22 luglio 2011

venerdì 15 luglio 2011

Ancora di te

Una preghiera, contenuti simili a "Pregherò", ma testo costruito su una musica diversa, tratta da una canzone di Francesco Renga.
Fra  i brani scritti per la Festa della mia Parrocchia, per me questo è il più bello.
Se l'ambiente fosse stato al chiuso, quella sera avrei scelto di cantare questa canzone, perchè la rintengo molto intima, ma immaginando la gente che parla, i rumori e il brusio della piazza, ho preferito non farla, preferendone un'altra.

martedì 12 luglio 2011

Se il caldo dà alla testa

Fa caldo. Avrei voglia di un bel gelato, ma non ho proprio voglia di vestirmi per uscire. Allora meglio stare in casa, dove fa più fresco che fuori!
E mentre scrivo penso.
Penso alla scrittura e alla libertà di scrivere e di non scrivere, penso alla voglia di provare altri tipi di scrittura, penso a quello che ho fatto in questi ultimi anni, come ciò sia accaduto e a che punto di questa strada inizialmente sconosciuta sia giunto. E mi domando se la scrittura, che prima avevo iniziato a vedere come una nuova costante della mia vita, non sia stata altro che una tappa di un viaggio di cui ancora non conosco la meta.
Intanto fuori continua a fare caldo.
E penso.

mercoledì 6 luglio 2011

Vai

Visto che Josil, all'occasione, mi porterà l'arancia con la lima...

Circa due anni fa scrissi un mini-racconto dal titolo I ragazzi della terza età.
Mi misi in disparte ad osservare le persone che, spogliandosi di tutti i pensieri della quotidianità, partecipavano ad una serata danzante della Festa dell'Uva del mio paese, a fine estate, esprimendo tutta la loro voglia di vivere.
Da questo mini-racconto ho ricavato una canzone, Vai, che spero di poter cantare durante la prossima edizione della festa.

sabato 2 luglio 2011

Pregherò

Sabato 18 giugno 2011 si è svolta la festa della mia Parrocchia. Per l'occasione ho scritto vari testi di canzoni, adattandoli alla musica di alcune canzoni più o meno note. L'intento era quello di poterne cantare almeno una e, visto che il tema centrale della serata era "Gesù, cuore del mondo", ho pensato che una preghiera fosse appropriata per l'evento.

Questa l'ho intitolata"Pregherò", su musica dei Modà.
È una di quelle che non ho cantato.