domenica 30 dicembre 2012

Il mio 2012

Sono accadute anche altre cose, 
ma qui al Rifugio voglio ricordare così il mio 2012.

sabato 22 dicembre 2012

Canzone natalizia...

... con Ben (quasi) in incognita.


Non poteva mancare la mia canzoncina natalizia preferita per entrare nel giusto clima.

martedì 18 dicembre 2012

Che fine hanno fatto? - Forum Leggere e Scrivere

Ogni tanto torno sul forum Leggere e Scrivere del Corriere della Sera.
Giorni fa sono stato attratto da un post, inserito da una persona che si è identificata con il nick name Curioso:


Che fine hanno fatto?

Ho fatto un rapido giro nei vecchi post per cercare di rammentare i loro nomi, ma sono tanti ed è risultato difficile.
La domanda è quella del titolo: che fine hanno fatto quelli scrittori o scrittrici che dopo aver scritto un libro, forse a pagamento, si erano ritenuti tali? Sono riusciti a scrivere un secondo, o terzo libro? Perché non frequentano più assiduamente questo forum? Sono stati presi in considerazione da editori nel vero senso della parola? Oppure si sono dedicati ad altre attività o passatempi?
Caro Paolo, cari forumisti, vi ricordate di alcuni di loro, ne avete notizie? Oppure dopo un libro è svanita la loro ispirazione?


Seguiva la risposta del moderatore:
Spesso l'ambizione di scrivere un libro è un'ambizione tra tante. Non soddisfatta quella, si passa ad altro

La mia risposta a Curioso è stata la seguente:

Che fine hanno fatto? Per Curioso ed altri. La mia esperienza

Mi sono sentito chiamato in causa dal suo post. Dico subito che entro raramente nel forum perché scrittura e lettura, come qui vengono trattate, sono per me un ricordo lontano. 
Ho scritto alcuni romanzi, l'ultimo nel 2009. Ne ho avviato e virtualmente cancellato più volte un altro. Adesso è lì, archiviato in un file. 
Che fine ho fatto? Niente più libri? Ispirazione finita? Niente forum? Forse un po' di tutto questo, ma c'è anche altro. 
Voglio raccontare la mia esperienza, per chi avrà voglia di leggerla.
Nel 2009, anno del mio ultimo libro, fui chiamato dal mio parroco per svolgere una certa attività, che intrapresi; mi fu assegnato un gruppo di ragazzini di terza elementare, che oggi sono in prima media e che sono con me per l'ultimo anno. Per svolgere questo compito non mi sentivo sufficientemente preparato, così iniziai a frequentare una scuola di formazione teologica della durata di tre anni. Esperienza, questa, che suggerirei a tutti. Mi ha permesso di avere tante risposte in più, alle altrui e alle mie domande.
Nel 2010 ho frequentato un corso per diventare soccorritore. Da lì è iniziata la mia attività di volontariato, che mi ha portato a frequentare, nel 2012, un altro corso per operare con la protezione civile, sempre come volontario. Ho cominciato così a toccare con mano quella "dimensione dell'altro" che avevo cominciato a conoscere grazie ai miei libri.
Nel 2010 ho scoperto di poter cantare. Da allora, con un altro volontario animiamo saltuariamente cene, feste, battesimi, matrimoni e, quando capita, improvvisiamo anche serate alle feste di paese. Questa nuova scoperta mi ha portato a scrivere qualche canzone, che ho inserito in un recital, di cui ho scritto parte della sceneggiatura e curato la regia, che è stato messo in scena lo scorso mese e che vedrà la replica in gennaio. Adesso sto scrivendo uno spettacolo per ragazzi, che dovrebbe veder la luce ad inizio estate, dopo averne curato un altro lo scorso giugno. Prossimamente prenderò in mano un'altra sceneggiatura, rappresentazione prevista autunno prossimo.
Scrivo ancora, ma sempre meno, sul mio blog.
Questi, in sintesi, sono stati gli ultimi miei anni, molto intensi.
Mi piace molto questo contatto con le persone, che prima non avevo, e tutto questo è comunque cominciato con la scrittura. 
Una canzone di alcuni anni fa diceva: "Siamo donne, oltre le gambe c'è di più". In questo caso oserei dire: "Siamo persone, oltre la scrittura c'è di più". 
Un saluto. 
E auguri!


domenica 9 dicembre 2012

Verso Natale

L'8 dicembre è il giorno dedicato all'albero di Natale. Questa è una tradizione consolidata della mia famiglia e tutti noi cerchiamo accuratamente di non prendere altri impegni. Nel pomeriggio, dopo un breve riposino, le danze si aprono, come le scatole che contengono gli addobbi. 
Ma quest'anno è stata una giornata sottotono, e forse anche il povero alberello ne ha sofferto. La settimana che ha preceduto questo giorno non è stata facile e siamo arrivati alla festa con la voglia di recuperare, piuttosto che con quella di inventare e creare. 
Fuori un gran freddo consigliava di non mettere il naso all'aria. 
Allora il pensiero è andato ad un'altra esperienza che ho fatto recentemente, isolata, rapida, ma tristemente forte. Il pensiero è andato a chi non ha un alberello, a chi non ha da stare al caldo, a chi non ha tradizioni familiari perché non ha famiglia, a chi è costretto, invece, ad inventare qualcosa, ma per poter sopravvivere.
Il periodo natalizio è uno dei più belli di tutto l'anno, ma è anche uno dei più controversi, perché ci mette davanti allo specchio per guardare la vita, nostra e altrui, e per guardare dentro di noi. 
Sempre che uno voglia guardare in quello specchio.
  

mercoledì 28 novembre 2012

Anche questa è fatta

Sembra impossibile, ma quando pensi di aver finito una cosa, ne arriva subito un'altra da fare.
Questa volta si trattava di un ripasso relativo ad un'attività di volontariato. Quattro serate. 
Bene, anche questa è fatta. 
Adesso avrò qualche serata libera in più, per ritrovare il tempo per quelle piccole cose che amo fare in tranquillità, magari nel silenzio oppure ascoltando un po' di musica con le cuffiette. E leggere, perché no?
Da tanto tempo ho alcuni libri sul comodino che aspettano il loro turno.

mumble mumble...
Ma sarà vero?

mumble mumble mumble...

Nooo! Credo che arriverà qualcos'altro.
Come scrissi tempo addietro: quando tutto sembra finito, è  allora che stai per cominciare.
Ed è sempre così, non si scappa!


sabato 17 novembre 2012

Riflettendo

Se nel 2003 mi avessero detto che...
io non ci avrei creduto e avrei dato di matto a chiunque lo avesse detto.

domenica 11 novembre 2012

E anche se cade la pioggia...



Spoon River mi è entrata dentro.
A una settimana dalla "prima" ancora non riesco a non pensarci.
E mi risulta difficile anche parlarne.
Allora mi affido alla musica, quella stessa musica che mi ha accompagnato per molte settimane
e che è diventata la colonna sonora di questo periodo.
Parlerà per me, parlerà di me.

lunedì 5 novembre 2012

Una sorpresa anche per me


Questa è una foto fatta durante le prove. 
Ed è l'unica in cui sono ritratto mentre sto sorridendo. 
Una vera sorpresa!
Qui invece si fa sul serio!

domenica 4 novembre 2012

Quello che non ho visto, quello che ho sentito

Ogni cosa è finita ormai
Tutti sono andati via
La strada è già deserta.
Siamo giunti insieme fino a qui
Ora t’incontrerò
Nei ricordi miei

La calma del giorno dopo.
L’attesa è stata forte, mitigata da quei momenti trascorsi insieme a voi: la sera precedente per montare la scenografia, fino a notte fonda, quando rientrando a casa ho preferito non guardare l’orologio, e il pomeriggio di ieri, per le prove, poi per la cena.
Mi è sembrato di tornare, per un attimo, alla serata in cui, per la prima volta, presentai uno dei miei libri. Quella sana tensione, quel maniacale desiderio che tutto fosse a posto, per non vanificare il lavoro di tanti.
E questo stato d’animo me lo sono portato fino ad un’ora prima dell’inizio dello spettacolo, quando, ancora una volta con il telefonino in mano, cercavo di sapere che fine avesse fatto l’uomo delle riprese, che ancora non era arrivato.
Ma poi, una volta rivestita la giacca, ho sentito le sensazioni giuste. Me ne sono accorto da piccoli particolari che parlano di me: la voglia di scherzare, le battute più o meno riuscite, le mani calde.
Ogni tanto provavo a guardare la platea, notando fra i presenti alcuni amici giunti da Firenze e da Pistoia, amici che non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno in occasione di un debutto. E questo lo era.
Poi lo spettacolo, così mi sono messo nel mio angolino, dietro la struttura della scenografia, con quel copione in mano che ci ha sfidato per settimane intere, e quando sfilavate per la vostra entrata, cominciava il mio lavoro di fantasia. Non potendovi vedere, dovevo sentire, da fuori, affidandomi ai suoni, e da dentro, affidandomi alle mie sensazioni e ai ricordi delle serate di prove. Le vostre ansie, ma anche i vostri sorrisi, i cenni di incoraggiamento, il pollice alzato, l’occhiolino, un qualsiasi cenno d’intesa. E guardavo la vostra ombra, proiettata dietro di voi dall’occhio di bue. Ed era come se vi stessi guardando, così belli, così bravi.
Poi ogni tanto era il mio turno e vi trovavo lì, sul palcoscenico, ad aspettarmi, proprio nel posto in cui vi avevo lasciato l’ultima volta. Per me, così, era facile trovarvi e ad ogni entrata mi sentivo sempre più a mio agio. In una di queste ho pure giocato con lo specchio, sparando in faccia al mio tecnico del suono preferito la luce riflessa su di esso.

La luna lassù in alto sosterà
Una breve eternità
Poi se ne andrà

Ma tutto è durato un attimo, perché mi sono accorto che lo spettacolo era già terminato.
E vi guardavo, disposti sul palcoscenico, uno ad uno, cercando di memorizzare per sempre quei momenti, i vostri volti, con il desiderio di possedere un gran numero di braccia per abbracciarvi tutti, uno ad uno, e dirvi il mio grazie dal profondo del cuore, quel cuore che in tante canzoni ho nominato, quel cuore che ieri sera ha battuto forte perché era vivo.

Nelle calde notti penserai
A quel mondo che
Ti sembra ormai lontano

Di nuovo la notte, dopo aver smontato tutto quanto ed aver ridato alla nostra chiesa il suo aspetto abituale. So già che prenderò sonno molto tardi, so già che la mia mente ripercorrerà tutta la serata, so già che rivedrò, molte e molte volte, i vostri volti.
E, nel silenzio della notte, risuonerà più forte il mio “Grazie”.

Ma tu non perderla mai
Perché in lei scorgerai
Tutti i sentimenti miei
Ed io saprò …
Che sono i tuoi.                                                                        

Roberto Benassai, 4 novembre 2012

giovedì 1 novembre 2012

Controcorrente?

Ieri e oggi. 
Non nel senso di passato o presente, ma semplicemente
ieri, 31 ottobre, e oggi, 1 novembre.
Ieri foto di zucche dappertutto. Social network invasi da "Mi piace".
Oggi silenzio quasi assoluto.
E allora io vado controcorrente!


Mi piace!

sabato 27 ottobre 2012

Quante pause!

E' proprio così. Quante pause. 
Normalmente quelle virtuali coincidono con periodi intensi nella realtà.
Anche questa volta la regola è stata rispettata, ma adesso siamo in dirittura di arrivo.
Mi riferisco alla rappresentazione teatrale che andrà in scena fra sette giorni.
Il più è fatto, mancano le prove generali, poi lo spettacolo. L'attesa cresce, ma anche la fiducia di far bene.
Comincio a sentire quella sana tensione che precede gli eventi. E' stato sempre così, prima delle recite precedenti, ma anche prima delle presentazioni dei miei libri, delle dirette in radio e di quella volta in tv. 
Vorrei già essere a sabato, ma è ancora presto. Tuttavia comincio già a far collezione di sensazioni ed emozioni, e di queste vi parlerò a giochi fatti. Per ora vi riporto soltanto un episodio che, a mio avviso, la dice lunga sull'atmosfera che avverto e che vorrei tanto che anche gli altri avvertissero, per goderne.
Venerdì, cioè ieri: prove finite, saluto e ringrazio.
Rimangono tutti seduti sulle panche, continuando a parlottare.
Mi sbraccio per attirare la loro attenzione: "Ehi, avete capito? Le prove sono finite, si può andare a letto!"
Uno di loro dice: "Stavamo parlando proprio di questo. Che cosa faremo dopo, quando questo sarà finito?"

Dello spettacolo sarà quel che sarà, ma qualcosa di bello è già accaduto.

lunedì 15 ottobre 2012

La risposta che (non) ti aspetti

Mi è capitato altre volte e non ci faccio più caso, ma ci sarebbe da riflettere su alcune risposte che può capitare di ricevere. Due esempi su tutti, da annoverare anche nell'album "L'angolo del buon umore".

Esempio n. 1.
Dopo aver passato un po' di tempo conversando:
Domanda: Perché non venite a trovarci domenica pomeriggio e poi rimanete a cena da noi?
Risposta: Va bene, se piove veniamo.

E lì ti accorgi di quanto sia importante avere un tetto sopra la testa!

Esempio n. 2.
Dopo aver mandato un invito per una serata molto speciale, direi unica:
Risposta: Ho preso nota della data. Speriamo solo che la mia amica, che compie gli anni il giorno prima, non voglia festeggiare il compleanno proprio quel giorno.

Ulteriore domanda: A quale evento rinuncerà la persona in questione?
Reale interpretazione: per ora non ho ulteriori impegni, ma se arriva qualcosa di meglio...

Ora, se a dare queste risposte sono persone che hai sempre ritenuto speciali, altre considerazioni prendono corpo.

domenica 7 ottobre 2012

Nuove esperienze, nuovi debutti

Signori si cambia! 
Questo è ciò a cui sto lavorando da un po' di tempo.
Sarà una nuova esperienza e, per vari aspetti, un altro debutto.

domenica 23 settembre 2012

Quattro passi... con Ben - Ultima puntata


E così è terminata la sfida con la memoria.
Durante questo viaggio all’indietro nel tempo, ho ripercorso tappe più o meno importanti della mia vita, ricordando più di quello che avrei potuto immaginare all’inizio di quest’avventura.
Ovviamente non tutti i dialoghi sono andati come sono stati scritti, poiché dopo tutto questo tempo era quasi impossibile ricordarli correttamente.
Altri li ho dovuti adattare per esigenze, per così dire, letterarie, servendomene per esprimere idee, sentimenti, pensieri, azioni e sensazioni di allora.
Spero di aver riportato gli avvenimenti nel modo più reale possibile, ed in questo senso ce l’ho messa tutta per farlo, ma può anche capitare che si memorizzino le cose in un modo che poi risulta essere diverso dalla realtà dei fatti.
Se così fosse stato, chiedo scusa a chi, essendo stato protagonista insieme a me di quei frangenti, si trovasse a leggere queste mie righe non riconoscendo ciò che ho descritto.
Mi sono fermato appositamente al periodo del servizio di leva come ultima tappa, perché rappresenta per me una specie di barriera che divide gli anni della spensieratezza, quelli in cui siamo ragazzi senza responsabilità se non quella di portare a termine gli studi, da quelli in cui bisogna mettere in pratica ciò che abbiamo imparato, con l’aumento progressivo delle responsabilità. In poche parole, il periodo in cui da ragazzi si diventa adulti.
Quello che mi ha favorevolmente colpito di questa mia esperienza, unica ed ultima come alcune altre che ho precedentemente descritto, è il fatto che sono emotivamente vivo, vale a dire che ripensando a quei periodi ho spesso provato le emozioni di allora, sentimenti di gioia per i momenti belli e commozione per altri più intensi.
Questo a mio avviso significa che sono attaccato, in un certo senso, a ciò che mi ha coinvolto in passato, soprattutto se questo passato era fatto di eventi positivi.
Quelli negativi, anche se presenti dentro di me, è come se fossero stati accantonati da qualche parte.
Tutto ciò però non significa che io sia rimasto “legato” al mio passato, alla mia primavera: mi sono voltato indietro solamente per ricordarlo, ma non per rimpiangerlo, perché ogni epoca deve essere vissuta al momento giusto, ed ogni momento fa parte di una continua evoluzione e crescita alle quali non ci si può sottrarre, perché è giusto e naturale che sia così.
Il mio modo di essere e di pensare, il mio comportamento ed il mio carattere, non hanno subito grandi cambiamenti, mantenendo una coerenza di fondo alla quale si è unita, con il passare degli anni, la maturità tipica degli adulti.
Di quegli anni mi rimane l’unico rammarico di aver perso per strada alcune amicizie che avrei desiderato far continuare nel tempo; ma non è detta l’ultima parola, e se questo mio libro contribuisse in qualche modo a questo scopo, allora sarebbe valsa veramente la pena di scriverlo.

Infine, due paroline a Sara, mia figlia, che ogni tanto è venuta a sbirciare mentre scrivevo, incuriosita da ciò che stavo facendo:

“Non sono uno scrittore, non ho la pretesa di esserlo. Attraverso queste pagine credo però che tu possa imparare a conoscere come era, molti anni fa, il ragazzo che in seguito è diventato tuo padre.
Adesso sono un po’ diverso da allora, ma i valori in cui credevo sono gli stessi in cui credo oggi e sono quelli che sto cercando di trasmetterti.
Se sei arrivata a leggere questa ultima pagina significa che hai avuto la volontà (o il coraggio) di leggere il libro. Spero che ti sia piaciuto, perché è dedicato a te.
In caso contrario ti chiedo scusa per averti annoiato.
Comunque sia tienilo di conto, e quando non ci sarò più rileggilo ogni tanto: ti ricorderai di me e sarà come se io ti continuassi a parlare.
Ti voglio bene Sara,  questo non lo dimenticare mai.”

Inizialmente stampai una sola copia di "Quattro passi". 
La regalai a Sara per il suo undicesimo compleanno.

mercoledì 19 settembre 2012

Settembre canterino, come viene viene

Mamma mia che settembre. Sapevo che sarebbe stato intenso, ma non così tanto!
Qualcosa era previsto in questo scorcio d'estate, ma qualcos'altro no. E così, dal punto di vista musicale, ci sono state delle sorprese.
Era previsto che Giancarlo ed io cantassimo ad una festa di battesimo. Che divertimento! Abbiamo cantato per oltre quattro ore, ci siamo divertiti e, a quanto ci risulta, abbiamo fatto divertire. Eravamo in uno stato di grazia speciale, ogni cosa, anche le canzoni mai provate, ci venivano bene. Credo che sia qualcosa di irripetibile.
Ma il bello doveva venire il giorno successivo. Alla Festa dell'uva, a causa del brutto tempo, viene a mancare l'orchestrina. Discutiamo sull'eventualità di aprire o tenere chiuso lo stand dei bomboloni. Poi uno dice: "Certo, se ci fosse un po' di musica per attirare gente in giardino, allora si potrebbe anche aprire."
Rispondo "Se è per questo credo che si possa rimediare, fammi fare una telefonata."
Così chiamo Giancarlo, sono quasi le 20 e lui è a farsi un aperitivo in città. Però dice che ci sarà, forse con un po' di ritardo. Rispondo che, in tal caso, inizierò da solo. 
Bene, la serata è nostra! Vado a casa, mi cambio, prendo il mio pc e torno di fretta per montare l'impianto.
Giunge l'ora, così inizio da solo, pochi minuti dopo arriverà anche Giancarlo.


Ma c'è qualcosa di magico nell'aria, come il giorno precedente. La gente chiede di ballare e noi non abbiamo brani ballabili, da sala, nel nostro repertorio. Così rovistiamo nel computer alla ricerca di questo tipo di brani e cominciamo a cantarli, brani conosciuti ma nemmeno mai aperti. Improvvisiamo e giochiamo sul fatto di mettere qualcosa che non sappiamo bene cosa sia. Questo diventerà il gioco della serata e punto di feeling con il pubblico che, a volte, porge l'orecchio per cercare di indovinare il ballo che andremo a mettere di lì a poco. Ne esce una serata quasi tutta improvvisata, fino a quando la pioggia farà scappare tutti quanti.
Dopo la festa di battesimo e la serata danzante, è arrivata la ciliegina sulla torta: domenica scorsa abbiamo cantato alla festa di un matrimonio. 

Che dire: se avessimo avuto un impresario probabilmente non avremmo avuto tante chiamate.
Sicuramente ci saremmo divertiti meno.

sabato 15 settembre 2012

Quattro passi... con Ben - Settantacinquesima puntata

"Fino a qui ho scritto le varie puntate senza fare nessun commento o premessa. Questa volta mi prendo la libertà di scrivere qualche parola per dire che, a differenza delle altre puntate, quella che segue è la versione integrale di un intero capitolo che giungeva a questo punto della storia."



17.
Il salto


I

Se vi è capitato di salire in aereo forse avrete notato che, di tutte le file dei sedili, manca la numero diciassette. Così io, con questo libro, farò come i costruttori: salterò questo capitolo e non lo scriverò.

domenica 2 settembre 2012

Ma che sapore ha una giornata uggiosa


Dopo mesi si rivede la pioggia, arrivata insieme a settembre.
Le calde serate ci lasciano, rispuntano le magliette un po' più pesanti. 
Alcuni si sono già rintanati in casa. 
Le note risuonano ancora dove c'è una festa di paese, 
ma i tavoli mostrano segni di solitudine.



venerdì 24 agosto 2012

Quattro passi... con Ben - Settantaquattresima puntata


Nell’estate 2003, cioè diciassette anni dopo quel congedo, ripassai per quei posti mentre mi dirigevo sul lago di Garda per una vacanza con Cinzia e Sara.
Avevo un gran desiderio di rivedere il luogo dove avevo fatto il militare e farlo vedere anche ai miei familiari, soprattutto a mia figlia.
Oggi al posto della caserma c’è un aeroporto ed il fortino è praticamente un rudere, ancora in piedi, ma abbandonato. La stradina tutta curve è una specie di superstrada e al posto delle cascine ci sono centri commerciali. Il piccolo albergo che ospitò i miei familiari è diventato enorme.
Io attendevo da molto tempo quel momento, ma niente era più uguale.
È il segno del tempo che passa.
Tutto ciò ha lasciato in me un senso di vuoto, come se fosse venuto meno anche il periodo che vi avevo trascorso. Avrei preferito che il ricordo di quell’ambiente rimanesse immacolato, per lasciarlo impresso nella mia memoria così come era allora.
Tuttavia io voglio ricordare quel periodo, perché riuscii a cogliere tutto ciò che di positivo mi si era presentato.

Nel primo pomeriggio arrivai a casa, dopo aver accompagnato Federico.
Le scene di gioia dei miei familiari sono facilmente immaginabili. Con Cinzia avevo appuntamento per la sera, per andare a vedere i fuochi di San Giovanni, a Firenze, in compagnia dei vecchi amici.
Insomma, la vita normale stava ricominciando.
Stavo riposando in poltrona, quando il telefono suonò.
“Buonasera, vorrei parlare con il signor Benassai Roberto” disse una voce sconosciuta.
“Sono io, chi parla?” domandai.
“Qui è Breda Costruzioni Ferroviarie. Abbiamo avuto il suo nominativo dall’Istituto Galilei di Firenze. Noi stiamo cercando alcuni programmatori per il nostro organico ed avremmo piacere di fare un colloquio con lei.”
“Volentieri, quando?”
Era il segno che la vita stava ricominciando, stavolta al di fuori di una scuola o di una caserma.
Ma questa è un’altra storia di cui parlare, forse, andando a fare altri… quattro passi.

mercoledì 22 agosto 2012

A fare cosa?

Nell'immaginario collettivo spesso risulta essere così:


vegetazione verde, mare azzurro trasparente, spiagge bianche e magari un'amaca tra una palma ed un'altra.
Mai una goccia di pioggia, un temporale, una tempesta, spiagge con residui di vegetali provenienti dal mare, una bottiglia di plastica, un sacchetto di nylon.

E' l'isola deserta, meta immaginaria di tante persone.

"Ah, quanto mi piacerebbe essere su un'isola deserta!"

Sì, ma a fare cosa?

martedì 21 agosto 2012

Ancora per un po'

Disteso sul lettino in terrazza, radio accesa in sottofondo, approfittando della tranquillità estiva.




Ancora per un po'.

sabato 18 agosto 2012

L'angolo del buon umore - Intervallo finito

A volte capita di assistere ad un dialogo fra persone che non si vedono da un po' di tempo.
"Come stai?"
"Bene, grazie, e tu?"
"Bene, bene!"
Poi si comincia ad entrare nel vivo della questione.
"La settimana scorsa sono andato dal medico perché avevo dei forti dolori alla schiena."
"Ah, non mi parlare di dolori. Tre giorni fa non muovevo le gambe dal dolore. Il dottore mi ha detto di fare delle iniezioni e ora sto un po' meglio."
"Però! E tua moglie?"
"Anche lei... ha avuto qualche linea di febbre."
Poi il dialogo va avanti fra un problemino ed un altro.
E meno male che uno stava bene e l'altro stava bene bene!

A me è capitata più o meno la stessa cosa, parlando al telefono con mio padre dopo assere arrivato a casa di rientro dalle vacanze. 
Lui domanda: "Allora, com'è andata?"
Ed io: "Bene, bene!"
Ma nelle due settimane di ferie: 
Secondo giorno: figlia con febbre e placche alla gola, otto giorni di antibiotici.
Terzo giorno: padre (cioè io) impossibilitato ad appoggiare un tallone, tre giorni di antinfiammatori.
Ottavo giorno: ricaduta del tallone.
Decimo giorno: moglie alle prese con il mal di pancia e suocera con dolori ad un ginocchio, peraltro già operato in precedenza.

Per il resto tutto bene.

venerdì 3 agosto 2012

Intervallo

Se ci penso sono già trascorsi nove anni da quando mi misi in mente di scrivere.
Poi da allora è stata una cavalcata di eventi e scoperte che ho riassunto in questo breve video.
Adesso mi prendo una pausa.
A presto, amici del Rifugio.



Buone vacanze!

mercoledì 1 agosto 2012

Tempo di estate, tempo di... musica!

Festa Sacro Cuore  Montemurlo 16 giugno 2012


Questa estate si sono presentate varie occasioni per dare spazio alla musica: la festa parrocchiale, durante la quale ho cantato la canzone finale, con tutti i bambini partecipanti che sono rientrati sul palco con una candela accesa.



Poi un matrimonio, pochi giorni fa

con Giancarlo che canta insieme a me.




    Come ogni artista che si rispetti, anch'io presento qualche stravaganza
 
Ma ora bando alle chiacchiere, si comincia a fare sul serio, anche con l'aiuto di amici



   



domenica 29 luglio 2012

Olimpiadi 2012


Sono iniziate le Olimpiadi e subito siamo attratti da competizioni che, altrimenti, interesserebbero poco o niente. E sono proprio quegli atleti, eroi per un giorno e subito dimenticati, che portano in alto l’onore dell’Italia, molto più dei blasonati e ricchi campioni. E così ti ritrovi a tifare per un tiratore di cui non conosci il nome, quello lo conoscono solo gli addetti ai lavori, ma il grande evento ti tiene incollato al televisore, ed il cuore ti batte pure forte fino al tiro finale che vale la medaglia.
Colpiscono le lacrime dei vincenti e quelle dei secondi. Chissà se capiterà di nuovo un’opportunità del genere.
E colpisce la storia di un trentottenne che, dato per finito, risorge da un serio infortunio e va a vincere la sua, forse, ultima gara.
Storie che colpiscono, storie di vita, storie di sport, storie di sogni, storie di opportunità che non capitano più.
Lo sport, come la vita.

sabato 21 luglio 2012

Quattro passi... con Ben - Settantatreesima puntata


Rientrammo per l’ultima volta al fortino per cambiarci.
Ci togliemmo per l’ultima volta la divisa, che riconsegnammo insieme a tutto l’altro materiale, e indossammo nuovamente e finalmente gli abiti civili.
La contentezza era tanta, ma non esplodeva in nessuno di noi.
Ognuno di noi desiderava andare via il più rapidamente possibile, ma non era ancora pronto a farlo.
Ci tratteneva quel legame che si era creato e la consapevolezza che per molti di noi era l’ultima volta che ci vedevamo. Quindi c’era anche un velo di tristezza.
Scendemmo per l’ultima volta le scale del fortino, che era ormai deserto; c’era solamente chi lavorava lì. Ci ritrovammo nel cortile con i nostri bagagli in mano. Le grida di contentezza non si sentivano più come all’inizio della mattinata.
Arrivò inesorabile il momento dei saluti.
Al centro del cortile, sotto il sole caldo di fine giugno, lasciammo cadere le borse per terra, come a comando, e cominciammo ad abbracciarci, salutandoci e facendoci gli auguri di buona fortuna; per un po’ parlammo, poi l’emozione sfociò in un pianto liberatorio in molti di noi.
L’abbraccio con Giorgio non finiva mai, e nemmeno la commozione.
Poi fu la volta di Nicola, e via via tutti gli altri, uno ad uno, escluso Federico, con il quale avevamo da fare ancora il viaggio di ritorno insieme.
Fu un distacco difficile, di quelli che lasciano il segno, perché avevamo trascorso insieme un intero anno, fianco a fianco, per ventiquattro ore su ventiquattro, condividendo tutto ciò che si era presentato: gioie, dolori, arrabbiature, momenti tristi, momenti di crisi; si era creato un rapporto difficile da capire per chi non l’ha provato perché il sentimento che ci univa era qualcosa di diverso da un’amicizia: con gli amici si condividono parole, pensieri, azioni, ma ognuno vive per conto proprio, poi sovente ci si incontra. Per noi era tutto questo oltre al fatto di vivere costantemente insieme, giorno e notte.
Durante quell’abbraccio ci passarono davanti agli occhi, come in piccoli flashback, i momenti salienti di quell’anno.
Poi ci asciugammo le lacrime, riprendemmo i nostri bagagli e urlando: “È finita, è finita per sempreeeeeee!!” ci incamminammo verso l’uscita.

lunedì 16 luglio 2012

Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters

Un libro di poesie attraverso le quali l’autore richiama in vita un gran numero di personaggi, circa duecentocinquanta, vissuti in un piccolo paese e che ora giacciono in un piccolo cimitero su di una collina. Sono persone morte, quindi, che adesso parlano di sé. Guardando quel cimitero tutto sembrerebbe quieto e tranquillo, ma ascoltando la storia di quei personaggi si ha l’impressione di rivivere la loro esistenza, sì perché quei personaggi sono vivi. Ognuno racconta la sua storia, ambientata in un periodo diverso dal nostro, siamo nei primi anni del Novecento, ma ci possiamo tranquillamente ritrovare ciò che accade ai nostri giorni, la nostra quotidianità, i nostri sentimenti, la nostra storia. Insomma, quello che accadeva allora è quello che accade oggi. Ne esce fuori un quadro della vita sotto tutti gli aspetti, con le accuse verso un certo stile di vita, le sue ipocrisie, ma anche l’espressione dei tormenti dell’anima e dell’esistenza, a volte repressa, a volte vissuta. C’è chi parla bene della vita e c’è chi ne parla male, e attraverso questa “accusa” si nota il desiderio di una realtà migliore. In entrambi i casi, anche a dispetto del fatto che a parlare sono dei morti, in queste storie vi si può scorgere una gran voglia di vita. 
Voto di Ben: 7,5

mercoledì 4 luglio 2012

lunedì 2 luglio 2012

E' la fine di un'epoca


E' la frase che dicevo a mia figlia quando terminava un periodo importante della sua e della nostra vita. Lo dicevo in tono scherzoso, col sorriso sulle labbra, con un duplice significato: qualcosa finiva, qualcosa stava per iniziare, qualcosa scivolava dietro, qualcosa aspettava davanti.
Lo dissi quando smisi di accompagnarla alla fermata dello scuolabus, lo dissi dopo la fine delle elementari, quando ancora non era in grado di capire bene cosa intendessi dire, lo ribadii alla fine della scuola media. Adesso, al termine dell'esame di maturità, lo abbiamo detto insieme, contemporaneamente. In questi cinque anni abbiamo fatto insieme il viaggio di andata verso la scuola, in auto. L'accompagnavo e poi proseguivo per il mio ufficio. Negli ultimi tempi ha guidato lei, io ho fatto il passeggero, pronto a riprendere il comando della Panda a metano solo dopo l'arrivo a scuola. 
Questo è l'inizio di un'epoca, e presto un'altra inizierà.
Io dovrò fare scorta di buona musica da ascoltare in auto, perché, d'ora in avanti, mi sentirò un po' più solo.


sabato 30 giugno 2012

Quattro passi... con Ben - Settantaduesima puntata


24 giugno del 1986, martedì.
La sera precedente facemmo un po’ di bisboccia, ma senza strafare, come era nostra abitudine. Poi andammo a dormire, anche se sarebbe meglio dire che cercammo di dormire, perché l’emozione per il congedo era talmente alta che nessuno di noi del “Quinto 85” chiuse occhio quella notte.
Così “l’alba” ci trovò già svegli.
Io stavo sul letto con le braccia incrociate dietro la testa, appoggiate sul cuscino, con lo sguardo rivolto verso il soffitto, ma senza vederlo. I miei pensieri stavano ripercorrendo quell’anno incredibile: il viaggio in treno verso Chieti, il giuramento, il viaggio verso Montichiari, le nuove amicizie, i congedi dei vecchi commilitoni a me cari, come il Killer, il Corsi, il Cini, il grande Leardo ed altri ancora con i quali avevo percorso un pezzo di strada insieme.
Ripercorrevo i giorni delle licenze, la gita a Sirmione con i miei familiari e tanti, tanti altri pensieri mi affollavano la mente. Uno di questi che cercavo di tenere lontano, ancora per un po’, riguardava il mio futuro una volta uscito dalla caserma, con la ricerca del lavoro in testa a tutto. Ma ancora non volevo prendere in considerazione questa idea.
Era così tutto chiaro ciò che avevo impresso nella mente di quel periodo.
Poi fui bruscamente distolto da quei pensieri dalla sveglia che suonò.
Per molti era un giorno come un altro, mentre per me e gli altri del mio scaglione era l’ultimo giorno.
Mi alzai e già alcune grida risuonavano per i corridoi:
“È finita! Vado a casa!”
Era la voce di Scaravaglione, piemontese.
“Oggi è l’alba! Cof, cof” gridò Cosimo, di Milano, che accompagnava ogni sua frase con due colpi di tosse, frutto delle tantissime sigarette che fumava.
In camerata, con Giorgio e Federico cominciammo a prepararci, con calma, con quel sorriso sulle labbra di chi sta per fare una cosa molto volentieri.
Ci vestimmo di tutto punto, in divisa, pronti per andare a ricevere il congedo dalle mani del Tenente Colonnello Gelato.
Fummo accolti dal comandante che ebbe parole di elogio per noi, per il nostro modo di aver trascorso quell’anno, per l’impegno espresso, per l’educazione dimostrata e per il rispetto nei confronti dei più giovani.
Tutte parole che ci inorgoglirono perché dimostravano che il nostro operato non era passato inosservato ed era stato apprezzato.
Alla fine del lungo discorso, e dopo la consegna del congedo, aggiunse:
“Comodi ragazzi. Adesso vi parlo da uomo e non da comandante. Siete stati dei ragazzi bravi, prima che bravi soldati. Sarà molto difficile dimenticare il meraviglioso “Quinto 85”. Vi auguro tanta fortuna e che il futuro vi riservi tante soddisfazioni, perché se continuate così ve le meritate.”
Poi strinse la mano a tutti e ci lasciò andare.

sabato 23 giugno 2012

Quelli che...

... tu parli e non ascoltano
... dicono sì e poi fanno come vogliono
... tu mandi una mail e non rispondono
... tu lasci un messaggio in segreteria e non richiamano
... tu lasci un altro messaggio in segreteria e non richiamano
... c'è da uscire a destra ed escono a sinistra
... tu dici di andare da una parte e loro vanno dall'altra
... snobbano attraverso il silenzio
... predicano bene e razzolano male
... tu fissi un appuntamento e disdicono all'ora dell'incontro
... esponi un'idea e diventa una loro idea
... se sto con te hai ragione tu, se sto con lui ha ragione lui
... l'invidia se li mangia
... quando li chiami volevano chiamarti
... tu li saluti e loro ti salutano solo in determinati ambienti
... chi si credono di essere
... la condivisione che viene fraintesa
... aprono bocca e danno fiato
... ti voglio bene nonostante tutto

domenica 10 giugno 2012

Quattro passi... con Ben - Settantunesima puntata


Il resto dell’anno proseguì in modo tranquillo, secondo la solita routine giornaliera.
Essendo diventato autista, mi ero definitivamente stabilito nell’ufficio in cui si gestiva tutto il carteggio degli automezzi, al Taliedo. Lì lavorava anche lo Squalo, così nei momenti di intervallo ci ritrovavamo al bar insieme a Federico, che lavorava al comando.
Eravamo diventati molto affiatati e più il tempo passava più ci legavamo.
Ognuno di noi faceva la sua corsa per tornare a casa il più possibile (ed in questo la “lingua” dello Squalo era imbattibile), a Federico fu concessa addirittura la licenza premio che, oltre per i suoi meriti, era un premio per tutto il nostro scaglione (così ci disse il capitano), ma riuscivamo addirittura a tornare a casa anche con un semplice permesso 8-12, cioè valido fino a mezzogiorno, ora in cui poi ci si poteva avvalere della libera uscita e rientrare poi molto tardi di notte, con qualche piccola complicità. Allora ci organizzavamo per ottenere quel permesso in modo tale da riempire una macchina, la mia o quella dello Squalo, per dividere le spese del viaggio. E così si partiva alla volta della Toscana, premendo sull’acceleratore per accorciare il tempo del viaggio ed arrivare prima, per sfruttare tutto quel poco tempo a nostra disposizione. Poi la sera, puntuali, si ripartiva per essere a mezzanotte in caserma.
Alcune volte però, invece di tornare a casa, andavamo a fare i turisti in alcune città.
Ed è così che ho visto per la prima volta Venezia e Milano, oltre a quelle un po’ più piccole, come Verona e Cremona, che in precedenza non avevo mai visitato.
Insomma cercavamo di far fruttare al meglio quell’esperienza militare.
Ogni occasione era buona per cercare di evadere, ma in senso positivo.
E con questo spirito partecipammo ad un torneo di calcetto a Montichiari, facendo una squadra che era costretta a cambiare formazione tutte le volte che giocava, a causa dei turni di guardia e dei servizi.
Ovviamente arrivammo ultimi nel nostro girone e fummo eliminati. Però ricordo ancora con piacere l’unica partita che giocai, anche se perdemmo 6 - 3.
Quella sera avevamo fatto fatica a trovare cinque giocatori da mettere in campo. Ed essendo in cinque bucati non avevamo la possibilità di effettuare cambi per riprendere fiato. Il quinto “atleta” era il maresciallo Esposito, che si credeva un giocatore, ma che doveva fare i conti con l’età avanzata.
Fino a quando ci resse il fiato giocammo alla pari con gli altri, fino al 3 - 3; poi ci fu il tracollo.
Io segnai due goals, di cui uno spettacolare, forse il più bello di tutti di quelli che ho segnato durante la mia attività amatoriale in tornei e campionati di calcio a 5.
Fu proprio Esposito che mi fece l’assist.
Iniziò l’azione sulla fascia sinistra del campo, triangolando con Giovanetti che gli rese la palla. Lui scese fino sul fondo, poi rimise la palla al centro rasoterra ed io, facendola passare  fra le gambe, la toccai di tacco facendola finire in fondo alla rete dal lato opposto a quello in cui era piazzato il portiere. Alzai le braccia al cielo per esultare ed anche il pubblico apprezzò quell’azione ed applaudì sportivamente.
Era poca cosa, di poca importanza, in fondo era un torneo insignificante, ma a me bastava per dare un senso a tutte le piccole cose che potevano aiutarmi a farmi trascorrere meglio quell’annata.
E così era utile anche una partita di calcetto.
Oggi, a distanza di tanti anni, mi sto rendendo conto che ricordo maggiormente tutto ciò che era positivo o allegro e quasi niente di ciò che mi dava fastidio, e di conseguenza posso dire che, nonostante tutto quello che si possa pensare sull’inutilità del servizio di leva, quell’anno è stato positivo ed utile.
Lì ho potuto veramente capire che tipo di persona sono quando me la devo cavare da solo, lontano da casa e sono contento di come mi sono comportato in quei frangenti. Ho conosciuto amici che ancora frequento, ho cercato di aiutare altri che invece soffrivano per la lontananza degli affetti familiari.
Quindi dal lato morale e sentimentale sono cresciuto molto riuscendo a capire e gestire i vari distacchi dai genitori, dal fratello, dalla fidanzata e dagli amici abituali.
Dal punto di vista squisitamente pratico sono grato a quell’anno perché sono riuscito a prendere la patente per guidare camion e autobus, cosa che in molti avrebbero voluto per le necessità nella vita normale. A me, grazie a Dio, non è mai servita, perché ho sempre lavorato per ciò che ho studiato. Ma essere riuscito a prenderla significa che anche in quel caso sono riuscito a fare qualcosa per il meglio.
E poi, sono soprattutto contento perché sono riuscito a rimanere me stesso, impegnandomi anche quando era facile fare il contrario, e rimanendo coerente al mio modo di pensare e di agire, rispettando me stesso e gli altri.
E il congedo era ormai alle porte. 

mercoledì 6 giugno 2012

Letture diverse

Ultimamente ho sperimentato letture diverse da quelle abituali. 
Ho letto più volte un libro di poesie. La lettura è stata una caccia al tesoro, con la mente a caccia di personaggi da sviluppare per un lavoro successivo.
Poi ho letto, più volte, un breve testo, quasi teatrale, per lo stesso motivo.
Più che una lettura è stato quasi uno studio, in entrambi i casi.
Non ricordo di aver letto libri, in passato, per più di una volta, finendo e ricominciando immediatamente.
La cosa che mi ha colpito è che, rileggendo subito, nella lettura successiva ho notato particolari sfuggiti in quella precedente, e la domanda è nata spontanea: quante cose mi sarò perso di tutti i libri letti in passato?

venerdì 1 giugno 2012

Quattro passi... con Ben - Settantesima puntata


La vigilia di Natale arrivò.
Prima dello spettacolo ci fu la cena alla quale parteciparono gli ufficiali, con le relative famiglie, ed i soldati, gli uni mischiati agli altri, uniti nelle lunghe tavole preparate nel nostro ristorante.
Il cibo era buono e tutti quanti erano buoni in quell’atmosfera natalizia.
Poi dopo lo spumante, tutta la sala fu sgombrata in pochi minuti per dare inizio allo spettacolo
Io ero un po’ teso, ma appena salii sul palco prendendo posto dietro la batteria, tutto sparì di colpo.
Ero pronto, e lo erano anche gli altri.
Il presentatore della serata, arrivato da Verona, iniziò:
“Signore e Signori, è giunta l’ora di iniziare lo spettacolo, Aspettando la cometa 1985. Ad allietare la serata, con musica e canzoni, il gruppo Re-Ri Band (accompagnai gli applausi con una rullata di tamburo)”
Presentò tutti i componenti fino a:
“Alla batteria: artigliere Roberto Benassai!  Auguro a tutti un buon divertimento! E adesso: via con la sigla!”
Era il nostro momento!
Eravamo un po’ emozionati, ma appena Biagio partì con le prime note, ci calammo tutti nella nostra parte e tutte le ansie sparirono. Adesso c’era solo da fare bene e divertirsi suonando. Io poi ero su un altro pianeta dalla contentezza, perché finalmente potevo suonare lo strumento che amavo di più, avendo colto al volo un’opportunità unica per farlo.
La serata iniziò e continuò nel migliore dei modi. Le canzoni ci vennero bene a tal punto che ci furono chiesti alcuni “bis”, gli applausi furono tanti e convinti. Biagio suonò i suoi brani con la fisarmonica facendo ballare gli ufficiali con le mogli, e l’imitazione che avevo preparato fece sorridere tutti quanti.
Insomma, fu un vero successo, ed alla fine ricevemmo i complimenti di tutti. In particolare ricordo quelli del comandante Gelato.
“Complimenti, siete stati davvero bravi. Dopo il disastro iniziale avevo un po’ di paura per la riuscita della serata. Ma vi siete preparati ed avete svolto il compito in maniera eccellente.”
Era sempre formale quando parlava.
Intervenne Pucci che disse: “Signor Comandante, adesso glielo possiamo dire.”
“Dire cosa?”
“Vede, nel nostro gruppo, tutti sapevamo di musica tranne l’artigliere Benassai. Per lui si è trattato della prima volta: fino all’inizio delle prove, poche settimane fa, non aveva mai suonato la batteria.”
“Non è possibile! E perché non me lo avete detto subito?”
“Pensavamo che lei non avrebbe accettato di inserirlo nel gruppo. Così abbiamo voluto prima provarlo. Ed è andata bene. Non le pare?”
“È andata molto bene. Complimenti di nuovo.”
Strinse la mano a tutti e si accomiatò, facendo gli auguri di buon Natale.
Fu poi il turno del maggiore La Triglia a complimentarsi:
“Se avessi saputo che eravate così bravi non avrei ingaggiato quel presentatore. Avete praticamente fatto tutto voi. E tu, Benassai, ma come ti è venuta in mente quella storiella? Bravi, bravi veramente. Ci avete fatto trascorrere una bella serata. Vi auguro di cuore un buon Natale.”
Finalmente arrivò l’ora di andare a letto, ma noi del gruppo eravamo così carichi di adrenalina che nessuno aveva voglia di dormire. Così ci radunammo nella mia camerata ed incominciammo ad ascoltare il nastro della serata che avevamo registrato, facendo commenti ed anche critiche sul nostro operato. Eravamo tutti contenti, specialmente io. Ero quasi incredulo.
La serata era stata magnifica, indimenticabile, tant’è vero che a distanza di molti anni, quando arrivo alla vigilia di Natale, di nascosto, con le cuffie, mi ascolto sempre quella cassetta e quella canzone natalizia, e credo che continuerò a farlo fino a quando non si guasterà.