lunedì 16 luglio 2012

Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters

Un libro di poesie attraverso le quali l’autore richiama in vita un gran numero di personaggi, circa duecentocinquanta, vissuti in un piccolo paese e che ora giacciono in un piccolo cimitero su di una collina. Sono persone morte, quindi, che adesso parlano di sé. Guardando quel cimitero tutto sembrerebbe quieto e tranquillo, ma ascoltando la storia di quei personaggi si ha l’impressione di rivivere la loro esistenza, sì perché quei personaggi sono vivi. Ognuno racconta la sua storia, ambientata in un periodo diverso dal nostro, siamo nei primi anni del Novecento, ma ci possiamo tranquillamente ritrovare ciò che accade ai nostri giorni, la nostra quotidianità, i nostri sentimenti, la nostra storia. Insomma, quello che accadeva allora è quello che accade oggi. Ne esce fuori un quadro della vita sotto tutti gli aspetti, con le accuse verso un certo stile di vita, le sue ipocrisie, ma anche l’espressione dei tormenti dell’anima e dell’esistenza, a volte repressa, a volte vissuta. C’è chi parla bene della vita e c’è chi ne parla male, e attraverso questa “accusa” si nota il desiderio di una realtà migliore. In entrambi i casi, anche a dispetto del fatto che a parlare sono dei morti, in queste storie vi si può scorgere una gran voglia di vita. 
Voto di Ben: 7,5

7 commenti:

  1. Questo è uno dei libri di cui parlai tempo fa, uno di quei libri che ho letto più volte di seguito. Infatti una trentina di personaggi, fra tutti quelli narrati, sono stati scelti per farne un recital musicale.
    Se tutto andrà bene vedrà la luce in autunno.

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  2. Ciao Ben.
    Se pensiamo che questo libro è stato scritto un secolo fa, nel coglierne l'attualità ci rendiamo conto che - a prescindere dalle profonde trasformazioni verificatesi in questo lasso di tempo - alcuni fondamentali aspetti della vita dell'uomo e della sua natura interiore sono rimasti inalterati.

    Sicuramente orientarsi sulla "Antologia di Spoon River" per una rappresentazione teatrale è stata una scelta impegnativa.
    Non credo sia stato facile, infatti, enucleare una trentina di personaggi dai duecentocinquanta presenti nel libro.
    Un recital musicale: ottima idea, che valorizza l'opera e contemporaneamente la rende godibile a un pubblico vasto.

    Un salutone, Ben

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  3. Ciao Ines,
    la scelta non è stata facile. L'abbiamo fatta in due, io ed un mio giovane amico, colui che ha avuto l'idea di tirar fuori qualcosa da questo libro.
    Abbiamo scelto quelli che ci hanno colpito di più o che potevano essere più facilmente rappresentabili, o che potevano più facilmente ispirare canzoni da creare. E questo è stato uno dei miei compiti.
    Il ruolo della canzoni dovrebbe essere quello di attualizzare le storie, o esprimere sogni, desideri, speranze ed altro di alcuni personaggi.
    Ma la sfida vera e propria sarà quella di mettere in scena tutto questo con persone comuni, che non sono né attori, né ballerini, né cantanti. Insomma, come me.
    Le parti sono state attribuite e consegnate, adesso non rimane altro che aspettare settembre per l'inizio delle prove.
    Non sarò facile, ma non vedo l'ora di cominciare!
    Ciao.

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  4. Ciao Ben.
    L'entusiasmo con cui parli di questa nuova esperienza mi sembra già un ottimo punto di partenza.
    Comprendo che non sarà facile coordinare le attività, se consideriamo che gli attori saranno persone comuni, ma ciò che conta è, appunto, lo spirito, il piacere di mettersi in gioco.
    Per giunta non escluderei piacevoli sorprese: chissà che non vi ritroviate a scoprire nuovi talenti per il teatro? :-)

    Hai accennato anche ai personaggi che vi hanno colpito di più (tra gli oltre 250 presenti). Cosa vi ha colpito di loro, positivamente o negativamente?
    Ciao

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  5. Ciao Ines,
    ci hanno colpito perché si avvicinano molto alla realtà attuale. Così ci sono, ad esempio, coniugi litiganti, coniugi che si tradiscono, chi vuole la verità ad ogni costo, il nostalgico sognatore, l'operaio che muore sul lavoro, chi soffre di solitudine ma vorrebbe vivere, chi ama senza essere ricambiato, chi ama la vita e vorrebbe che altri l'amassero.

    La rilettura che tenteremo di dare è proprio quella di amare la vita, con tutti i suoi risvolti, anche brutti che si presentano lungo il percorso, perché ci sono anche quelli e bisogna tenerne conto e tentare di affrontarli, con la speranza di un domani migliore.

    A presto, Ines

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  6. Ciao Ben.
    Amare la vita anche quando ...
    Credo che l'amore per la vita non derivi dall'assenza di esperienze negative e il suo contrario (chiamiamolo disamore) dal manifestarsi di momenti e di prove difficili.
    Basandomi sulle esperienze personali mi sembra di capire che l'amore per la vita, quando c'è c'è, anche a dispetto delle difficoltà (reali e gravi) e di momenti di cedimento o di sconforto.
    Mi capita sovente, invece, di incontrare persone insoddisfatte della vita (che provano dunque un certo disamore per essa) tra coloro ai quali le situazioni più 'traumatiche' sono state risparmiate.

    Comunque credo, Ben, che focalizzare l'attenzione sull'amore per la vita, nel vostro recital, sia una scelta significativa: è, questo, uno di quei valori che nella società attuale sta perdendo l'importanza che merita.

    Ciao

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  7. Ciao Ines.
    Sarebbe interessante andare ad analizzare i motivi dell'insoddisfazione fra coloro che non ne avrebbero di motivi, almeno apparenti.
    E magari porre una domanda: che cosa ti rende insoddisfatto?
    E poi, subito dopo: che cosa di renderebbe soddisfatto?
    Immagino tante risposte confuse condite da tanti "boh", "che so io", "cioè", "non so come dire".

    Ciao Ines.

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