martedì 19 febbraio 2013

La luna e i falò di Cesare Pavese


Questo libro mi ha tenuto compagnia per tutto l’autunno e per questa parte dell’inverno. Mi ha consentito di sperimentare la lettura durante le attese: nei bar, sulle tribune di impianti sportivi, e soprattutto in auto, mentre aspettavo mia figlia impegnata in un corso. E il fatto che sia riuscito a mantenere viva la concentrazione, nonostante i rumori e i condizionamenti che provenivano dall'esterno, depone a suo favore.
La storia di un uomo che torna al suo paese di ritorno dall'America, ritrovando un compagno di un tempo, che era e continuerà ad essere un punto di riferimento importante. Inizia così un vai e vieni fra passato e presente, un susseguirsi di ricordi che si intrecciano con il presente, in un paese di origini contadine dove tutto sembra immutato, ma dove tutto è comunque cambiato, persone comprese se ancora in vita. L’attaccamento alla propria terra risulta vivo, come una parte fisica ed interiore della persona stessa. La guerra ha lasciato il segno, anche in quel piccolo puntino geografico che nemmeno la storia sembrava poter raggiungere. Ed il finale ci farà capire questo, con tutte le sue contraddizioni.
Un libro che profuma di nostalgia, di speranze, di sogni, ma anche di cruda realtà, con i suoi risvolti più tristi.
Un bel libro, sarà perché a me è molto caro quel viaggiare avanti e indietro nel tempo. E, per dirla tutta, durante la lettura mi sono chiesto più volte, con il sorriso sulle labbra, cosa ne sarebbe stato di un mio libro se avessi letto questo quando a scuola mi fu consigliata la sua lettura.
Voto di Ben: 7,5

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